lunedì 27 giugno 2011

Moana Lisa Cyberpunk recensione/intervista di Gaia Conventi

Roberto Guerra: Moana Lisa Cyberpunk (Edizioni Diversa Sintonia, 2010)
"Pornobambole alla riscossa!"  from Gumwriters
L’esperimento di fantahardscienza è pienamente riuscito, “Moana Lisa Cyberpunk – Doll’s Revolution (fiabe wireless postfemministe)” di Roberto Guerra si è rivelato un testo ricco di futurhumour, spunti satirici sulla città volante – chiamiamola Ferrara e ci capiamo al volo! – e bambole cibernetiche ricche di gadgets.
Il libro vanta la prefazione di Graziano Cecchini Rossotrevi e note dei futurologi Riccardo Campa, Ugo Spezza e Marco Milani, promotori del Connettivismo, la nuova fantascienza italiana.
Edito da “Diversa sintonia” nel 2010, quello di Roberto Guerra è un romanzo fuori dai soliti schemi: raccontiflash, sesso umano e umanoide, computer che ci mettono lo zampino e bambole dalla zampa caprina. Un tripudio alla libertà del godimento, al sorriso cattivello e politicamente scorretto.
Il nuovo lessico futurista e cosmico di Roberto Guerra è ben sintetizzato dalle frasi che introducono il testo, scelgo la prima, immaginando potrà chiarirvi le idee: “Mi considero un ambasciatore di Disneyland…” diceva Philip K. Dick, non a caso uno che di futuribile ne sapeva a pacchi.
Il cartaceo hard-disk - hard non a caso – di questa avventura stellare nel mondo del porno futuribile, è composto da nanofiabe le cui protagoniste spaziano da Moana a Paris Hilton, da Marylin a Mary Poppins. Il postfemminismo come medicina alla perdita di sana perversione, dove anche la carne in teflon ha bisogno di ritrovare l’umanità del fare quattro salti per il semplice gusto di farli. Dici niente!
In un nuovo secolo di maschiette – e non diciamo che è successo per caso, ci siamo state costrette – l’idea di cogliere il simbolismo-bambolismo di due belle gambe potrebbe spaventare chi legge la cronaca e si indigna. Non che indignarsi sia sbagliato, non che il bambolismo che si vede in giro sia la norma da seguire… ma se siamo fatti di carne, bisogna lasciar vivere anche quella. Diamole però il giusto senso – senso sensuale, rotolamenti ritmici di parole e sguardi – perché la Moana futurista non si vende per soldi, non si vende per la carriera: non si vende e basta. La pornobambola lo fa perché le piace farlo e ci tiene a dirlo in ogni nanofavola.
Parlare di sesso proprio ora che la tv non ci parla d’altro? Beh, potrebbe essere azzardato, ma se il sesso è anche gioco – se così non è, parliamo di mercificazione o di noia – tanto vale raccontarlo col sorriso. Roberto Guerra lo fa, in un cybertripudio di razzi a cui va cambiata una consonante e di bamboline lascive e molto manga.
Diversi i rimandi alla vita ferrarese, probabilmente li si coglie conoscendo la vita della città, ma va bene comunque: il divertimento è sempre assicurato e le ghignate non mancano. Potete prendere la cosa sul serio o prenderla dada come ho fatto io. L’universo maschile lo si indaga anche così, scoprendo che gli uomini ci amano tutte intere e, a volte, sotto quella maschera da mascalzoni spaziali, sono degli inguaribili cosmoromantici.

Continua:
http://www.gumwriters.it/2011/01/31/pornobambole-alla-riscossa/

Futurguerra videopoetry Nuovi Umanisti (2011)

Roby Futur Guerra: Nuovi Umanisti

giovedì 17 febbraio 2011

Riccardo Campa a La7 Le Invasioni Barbariche intervista





ARTIFICIALI E FELICI



Intervista al filosofo transumanista Riccardo Campa






di Roberto Guerra






Il Presidente dell’Associazione Italiana Transumanisti e professore di Sociologia della scienza all’Università di Cracovia, Riccardo Campa, è stato recentemente invitato a partecipare a Le Invasioni Barbariche, trasmissione di successo condotta da Daria Bignardi su LA 7. (Streaming: http://www.la7.it/invasionibarbariche/pvideo-stream?id=i376620 ) La discussione verteva sulle terapie anti-aging, un tema centrale della filosofia transumanista. Dopo il faccia a faccia con il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, la conduttrice ha invitato in sala un gruppo eterogeneo di partecipanti, tra i quali l’ex difensore del Milan Billy Costacurta, l’attrice Alessandra Faiella, la cantante Dorina Leka, la scrittrice Lidia Ravera, il medico Filippo Ongaro, l’allenatore di basket Dan Peterson, e – appunto – il filosofo transumanista Riccardo Campa. Come spesso accade nei talk show, si toccano temi importanti, ma per ragioni di tempo e dinamica della discussione, non si riesce ad approfondire a dovere ogni questione. Abbiamo dunque chiesto al professor Campa di entrare più in dettaglio, rispondendo alle domande di questa intervista.






Professor Campa, Le Invasioni Barbariche sono una platea importante. Secondo le stime, il suo intervento è stato seguito da circa un milione di telespettatori, mentre si sono contati almeno sei milioni di contatti zapping. Alla prima sua risposta sulla natura del transumanesimo, la conduttrice ha però mostrato qualche perplessità. È davvero un tema troppo “alto” per il pubblico televisivo?






Non credo che le cose stiano così. La conduttrice fa il proprio mestiere e spinge giustamente gli intellettuali ad esprimersi con concetti semplici, per raggiungere un pubblico più ampio possibile. Tuttavia, ho voluto essere almeno all’inizio preciso sul piano “scientifico”, perché ritengo che il pubblico che segue una trasmissione come le Invasioni Barbariche sia più colto di quello che segue altri programmi, su altri canali, in prima serata. Dunque, in grado di capire un concetto come quello di transumanesimo che, per inciso, ho presentato come sinonimo o quasi di “evoluzione autodiretta”. Quello che volevo dire è che le terapie anti-aging sono solo un aspetto di una questione filosoficamente ben più importante, ovvero: è opportuno intervenire direttamente sulla biologia umana, con le tecnologie più sofisticate, per eliminare o minimizzare gli aspetti della natura che ci piacciono di meno. Per i transumanisti, gli aspetti più indigesti che ci dà in dote la natura, come risultato di un processo evolutivo non gestito razionalmente, sono appunto l’invecchiamento, la debolezza, le malattie, la morte.






Qualcuno la pensa diversamente. C’è chi considera questi aspetti della condizione umana come inevitabili o addirittura indispensabili, desiderabili…






Questo “qualcuno” ha tutto il diritto di pensarla come vuole. Noi li chiamiamo mortalisti, sostenitori della morte. Nessuno è obbligato ad usarle queste tecnologie per rallentare l’invecchiamento, per allontanare la morte, per potenziare l’essere umano. Vivere più a lungo e in buona salute è un dolce frutto che però costa sacrifici. Dunque non si vede come si possa obbligare qualcuno. Mi preoccupo piuttosto quando questo “qualcuno” vuole imporre il proprio modo di vita passatista agli altri. Molto spesso, i tecnofobi non si contentano di vivere senza tecnologie, ma vorrebbero vietarle agli altri. Ancora più spesso, ipocritamente, le negano agli altri senza negarle a se stessi. Quando, per esempio, si lagnano della tecnologia e della società industriale in Internet o in televisione. Come se i computer e le videocamere fossero prodotti che nascono sulle piante.






Si può fare a meno della tecnologia?






Per me la coerenza è un valore fondamentale. Se qualcuno trova intollerabile la società industriale, perché non va a vivere coerentemente in modo pre-industriale? Ci sono interi paesi abbandonati sugli Appennini o le Alpi. Chi esalta la società pre-industriale dovrebbe andare a vivere in questi luoghi, con le capre, le lanterne a olio, il riscaldamento a legna. Lontano dalle metropoli, dalle televisioni, dai giornali, dagli editori. E invece no. Abbiamo anche i tecnofobi telematici. Questi non li stimo per nulla. Al contrario, ho un grande rispetto per gli Amish. Negli USA, gli Amish hanno fatto una scelta anti-tecnologica e sono coerenti. Tra l’altro, nessuno li tocca, nessuno li costringe ad usare l’elettricità o i motori a scoppio. Così, quando un mio studente mi ripropone la litania di quanto era bella la vita nelle società pre-industriali, gli do un semplice compito da fare a casa. Come test, gli chiedo di rinunciare per tre mesi non a tutti, ma a tre soli prodotti della società industriale: carta igienica, sapone e dentifricio. Naturalmente, gli chiedo anche di riferirmi l’esito dell’esperimento per telefono.






Allora sono i tecnofobi e i mortalisti gli intolleranti…






Non si può generalizzare. Però, se si fa eccezione per la ginnastica obbligatoria, proposta dai futuristi all’inizio del XX secolo, ed effettivamente in vigore anche oggi nelle scuole (salvo che in ultima istanza è possibile farsi esonerare), non c’è pericolo che la salute, la forza, la giovinezza, la bellezza vengano imposte per legge. Ognuno è libero di fare i propri calcoli e prendere le decisioni adeguate. Se una persona vuole bruciare come una candela, godersi rapidamente e intensamente la vita, e poi farsi da parte, faccia pure. Molto spesso però queste persone le vediamo poi vecchie, malaticce, sofferenti nelle corsie degli ospedali, a maledire lo stile di vita che le ha portate a quel punto – come ha giustamente osservato il medico Filippo Ongaro. Billy Costacurta ha raccontato che le terapie anti-aging gli hanno permesso di allungare la propria carriera di altri dieci anni. Dan Peterson è ancora sulla cresta dell’onda, anche perché ha seguito una dieta equilibrata e fatto uso quotidiano di vitamine e altri integratori.






Però se diventa una moda e la maggioranza della gente inizia a curare ossessivamente l’aspetto e la salute, chi non lo fa rischia di essere marginalizzato. Anche se non ci sono obblighi di legge.






D’accordo, ma questa è la regola della società aperta. Allora, analogamente, per mantenere l’uguaglianza, non dovremmo più studiare, leggere libri, informarci? In nome dell’uguaglianza, dobbiamo diventare tutti poveri come il più povero, stupidi come il più stupido, deboli come il più debole, malati come il più malato, ignoranti come il più ignorante, codardi come il più codardo, brutti come il più brutto, eccetera? Tutti noi abbiamo delle debolezze, dei difetti, dei problemi. E nessuno dice che non si debbano aiutare gli sfortunati, ma non è certo diventando come loro che li aiutiamo. Vogliamo forse un appiattimento verso il basso? Speriamo invece che la competizione, l’agonismo – che è un’eredità della cultura greca antica – porti piuttosto un miglioramento generale delle condizioni di vita. Ma quello su cui io insisto, è che la filosofia transumanista va ben oltre la superficie della vita sana.






Cerchiamo allora di andare in profondità, visto che qui abbiamo il tempo e lo spazio per farlo. Cosa non si è riusciti a dire in trasmissione?






Innanzitutto ritengo fondamentale chiarire che l’anti-aging non è solo una moda e non è nemmeno una “nuova” moda. C’è una tradizione antichissima incentrata sulla ricerca dell’elisir di lunga vita che risale ai miti greci e prosegue nel Medioevo e nel Rinascimento con la tradizione alchemica, per lasciare tracce importanti anche nella Rivoluzione scientifica, nell’Illuminismo, nel Futurismo, nel Socialismo. Nel mito di Prometeo, gli uomini ricevono da Zeus il segreto dell’eterna giovinezza, ma lo perdono malamente a vantaggio dei serpenti. Nel Medioevo, il frate francescano Ruggero Bacone – da alcuni indicato come l’inventore degli occhiali e della polvere da sparo – sostiene che Dio ha privato gli uomini della vita eterna, ma solo per vedere se riescono a riprendersela da soli attraverso la medicina. È proprio Bacone che introduce l’idea che l’invecchiamento è da vedere come una malattia. Certo, dalla Chiesa cattolica non fu visto di buon occhio, tanto che fu incarcerato per molti anni, ma le sue idee saranno poi riprese durante la rivoluzione scientifica da Francesco Bacone. L’utopia di quest’ultimo, La Nuova Atlantide, è una società basata sulla scienza, dove le biotecnologie hanno un ruolo centrale nella lotta per la longevità. Più tardi, durante l’Illuminismo, è Condorcet che nella sua opera più famosa – Quadro storico dei progressi dello spirito umano – afferma che la scienza sarà in grado di dare all’uomo una vita illimitata. E poi Filippo Tommaso Marinetti, anch’egli avventurandosi in previsioni futurologiche, afferma che l’uomo riuscirà a sconfiggere invecchiamento e morte fondendosi con le macchine. Sull’idea di evoluzione autodiretta e di correzione della natura umana converge anche Leon Trotsky, uno dei maestri del pensiero socialista. Insomma, c’è una nobile e antica tradizione di pensiero dietro all’odierno anti-aging. E qui mi sto limitando solo a qualche esempio.






Quali opere indicherebbe, tra le sue, per chi volesse approfondire questo aspetto?






Etica della scienza pura è una storia dell’ethos scientifico, ovvero dei valori che sorreggono la ricerca scientifica. Ma tra le pieghe di quel libro è nascosta una vera e propria genealogia del transumanesimo. Cenni si trovano anche in Mutare o perire, anche se il libro è più centrato sull’attualità. Ma direi che vado ancora più a fondo nella questione in altri saggi, come “Ratzinger contra Bacone”, apparso su Mondoperaio, “Leon Trotsky: un socialismo dal volto postumano”, “Il superuomo del futurismo” e “Le radici pagane della rivoluzione biopolitica”, apparsi su Divenire. Ecco, consiglierei innanzitutto questi.






Faccio allora come la Bignardi: potrebbe riassumere in parole semplici la morale della storia?






In parole semplici, non deve passare il messaggio che ora parliamo di anti-aging perché la nuova società dei consumi, le industrie farmaceutiche, non sapendo più cosa vendere, si sono inventate questa moda, trasformando ipso facto i sani in malati, facendoci diventare tutti ipocondriaci. Non è questa la filosofia anti-aging, né tantomeno è questo il transumanesimo. Certamente, le multinazionali hanno fiutato l’affare e sono in fermento. Per questo, io che insegno sociologia e conosco bene questi meccanismi, sono il primo a dire che serve molta attenzione. Bisogna stare attenti ai ciarlatani e agli affaristi interessati al solo profitto. Dico perciò a chi ci legge di rivolgersi sempre a medici di fiducia. “Di fiducia” proprio per minimizzare il rischio di diventare una cavia per imprenditori senza scrupoli. Detto ciò, farsi di tanto in tanto un esame del sangue per vedere di quali sostanze siamo carenti, e poi integrare l’alimentazione con qualche pillola prescritta da un medico, non significa certo diventare ipocondriaci. Significa fare prevenzione.






Faccio l’avvocato del diavolo: ma servono i medici e le pillole? Non basta un’alimentazione a base di cibi genuini o di integratori naturali?






La differenza tra naturale e artificiale è un vero e proprio mito. Certamente, si può sopperire a certe carenze ingerendo alimenti che si trovano al mercato. Per esempio, se si è carenti di magnesio, si può assumere molto riso. Tuttavia, cuocendo il riso si perde una grandissima quantità di magnesio e il riso crudo non è proprio una leccornia. Allora può venire comoda la pastiglia. Perché – ed è questa la cosa che voglio sottolineare – non esiste un magnesio naturale diverso da quello artificiale. Il magnesio è sempre magnesio, dovunque sia. È l’elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come simbolo Mg e come numero atomico 12. Credere che il magnesio nel riso sia più salutare di quello nella pastiglia è una vera e propria superstizione. Tra l’altro, se “artificiale” significa “creato dall’uomo”, moltissimi alimenti di origine animale o vegetale che compriamo al mercato sono artificiali. Il maiale per esempio è un essere artificiale. Non esiste in natura. Lo ha creato l’uomo, attraverso un processo di selezione genetica durato millenni. Gli OGM sono solo un metodo nuovo per ottenere quello che prima si otteneva attraverso innesti e selezioni. I nostri antenati hanno iniziato nel lontano neolitico a modificare gli organismi viventi.






Ma, venendo appunto agli aspetti sociologici, questa attenzione al proprio corpo non è un segno dell’individualismo, dell’edonismo, dell’egoismo dei nostri tempi? In altre parole, il transumanesimo avrà anche padri nobili, ma ora la questione rischia di essere banalizzata.






Se si considera la questione tenendo presente una verità fondamentale della sociologia – ovvero che non esistono società senza individui né esistono individui senza società – ci si accorge che la questione ha più facce. Da un lato è vero che le terapie anti-aging le facciamo innanzitutto per noi stessi, per stare bene. Dunque, sono ispirate dal nostro egoismo. Ma c’è anche una dimensione altruistica, sociale, direi persino politica dell’anti-aging. La società italiana è già una delle più longeve al mondo. Ci superano il Giappone e pochi altri. Però, la società italiana è anche quella con il maggior numero di dementi. La demenza senile si manifesta, insieme ad altre malattie degenerative, perché si invecchia male. Le due questioni dell’invecchiamento e delle malattie si tengono. Bacone aveva avuto una straordinaria intuizione nel vedere l’invecchiamento stesso come una malattia. Ma veniamo all’aspetto sociale. Le persone anziane hanno spesso un bagaglio ricchissimo di esperienze e di saggezza. Sarebbe importante che lo trasmettessero ai giovani. Come sottolineava giustamente Lidia Ravera, c’è un tempo per ogni cosa. Quando il corpo appassisce, i nostri pensieri possono ancora fiorire. Ma a patto che non si rincretinisca. Evitare di diventare dementi è dunque anche un gesto altruistico a favore della società, perché non solo evitiamo di diventare un problema per la collettività, un peso, ma possiamo addirittura dare ancora qualcosa di positivo.






Durante la trasmissione, ha fatto una battuta sul sesso. Una strategia mediatica per riprendersi la parola, per riportare l’attenzione su di sé, e dunque sul transumanesimo?






Beh, non nascondo che non ho scelto il tema a caso. Ero partito forse troppo serio, considerando che dovevo interloquire anche con un comico, quindi ho cercato poi di sdrammatizzare. Ma non si tratta di una battuta. Molti studi indipendenti hanno mostrato che c’è una correlazione forte tra frequenza dei rapporti sessuali e longevità. Naturalmente la questione è più complessa. Una correlazione non è ancora una relazione causale, anche se il ruolo della produzione ormonale in questo processo è ben conosciuto. Inoltre, va sottolineato che deve trattarsi di una attività sessuale non frustrante, ovvero senza stress. Trovarsi molte amanti potrebbe non essere la soluzione ideale. Le statistiche dicono che vivono a lungo le persone in rapporti solidi con sessualità intensa, i single sessualmente molto attivi, oppure i fedifraghi, ma solo a patto che abbiano un secondo partner fisso e il primo non troppo geloso, perché le situazioni stressanti accorciano la vita. Purtroppo non c’è stato il tempo di entrare in questi dettagli. Ma il senso principale di questa mia osservazione è che per vivere a lungo e in salute non bisogna chiudersi in una campana di vetro. Ci si può anche godere la vita. L’importante è trovare i divertimenti giusti.






L’intervento è stato molto applaudito. E tutti i partecipanti al talk show si sono detti d’accordo.






Questo significa che il bigottismo e la sessuofobia che abbiamo ereditato da una certa tradizione stanno svanendo inesorabilmente. Mi pare una buona cosa.






Alla fine, è riuscito a dire che l’anti-aging è solo un inizio. Ha parlato di staminali, di ingegneria genetica. Insomma, per i transumanisti, le pillole e gli integratori sono una bazzecola. Ben altro bolle in pentola...






Sì, per fortuna sono riuscito ad accennare la questione. Le terapie anti-aging sono importanti, ma devono essere viste soprattutto come un ponte che ci può portare verso tecnologie longeviste ben più potenti. Non sappiamo quando queste tecnologie future saranno disponibili. Ma sappiamo che più allunghiamo la nostra vita, maggiori sono le probabilità di esserci quando essere appariranno. Intervenendo direttamente sulla biologia umana, potremo in pratica fermare il processo di invecchiamento. Ricerche empiriche in laboratorio vengono svolte in diversi paesi, con metodologie e obiettivi diversi. Si cerca o di disattivare i geni, i meccanismi che ci fanno invecchiare e morire. Oppure, e questa sembra la soluzione più a portata di mano, rinnovare periodicamente le cellule attraverso la clonazione terapeutica e le terapie a base di staminali. In breve, la “resurrezione della carne” promessa dal Cristianesimo, potrebbe essere ottenuta grazie alla scienza, anche se si preferisce il termine più prosaico di “rigenerazione dei tessuti”. Ma anche questa terapia può essere vista come un secondo ponte verso tecnologie ancora più potenti. Anche rigenerando periodicamente i tessuti, restiamo esseri fragili, esposti a vari pericoli. Possiamo ancora morire in incidenti stradali, o per malattie sconosciute, o uccisi da armi. Ecco allora che può diventare conveniente pensare anche al potenziamento e non solo alla rigenerazione. Possiamo per esempio potenziarci ibridandoci con le macchine, sostituendo gli organi biologici con organi elettro-meccanici, quando funzioneranno meglio. In fondo, il caso Pistorius è emblematico. Con gambe artificiali, l’atleta sudafricano corre più forte dei normodotati.






Pur essendo anch’io affascinato dai temi transumanisti, in chiusura, mi sento di fare ancora una volta l’avvocato del diavolo. Dal transumanesimo emana una gran voglia di vivere, di fare, di lottare. Ma se riusciremo a vivere per secoli, grazie a queste tecnologie, non corriamo il rischio di annoiarci? Questa è stata la battuta finale della Faiella...






Come battuta faceva ridere, ma era appunto una battuta. Morire è la cosa più semplice del mondo. Basta non fare assolutamente nulla. Chi è annoiato dalla vita non deve fare altro che andare in un luogo isolato, privarsi di tutte le tecnologie, inclusi i vestiti, e aspettare. Tempo qualche ora o qualche giorno ed è morto, di freddo, di sete, di fame. L’uomo senza tecnologie non esiste, né è mai esistito. Quando non maneggiava ancora tecnologie si chiamava scimmia, non uomo. La tecnologia è dunque l’essenza dell’umanità. La tecnologia è la nostra vita. Allora, l’anti-transumanista, ovvero chi dice “odio le tecnologie e voglio morire presto” (il contrario di quello che direbbe un transumanista, cioè: “amo le tecnologie e voglio vivere in eterno”), se è ancora vivo, evidentemente sta mentendo. In realtà, sta lottando per sopravvivere, come tutti gli altri. Mente o è in una situazione di falsa coscienza. Concludo col dire che vivere talmente a lungo da arrivare ad annoiarsi della vita sarebbe un ottimo risultato. In fondo, poi, morire è un gioco da ragazzi. La tragedia è morire quando si ha ancora voglia di vivere. Oppure, dover vivere, pensiamo al caso Welby, quando si vorrebbe morire. L’optimum sarebbe invece poter decidere quando morire. Dunque, il valore base del transumanesimo non è tanto la vita, quanto la volontà. Non vogliamo la vita a qualunque costo, quanto piuttosto rimuovere gli ostacoli naturali e sociali alla nostra volontà di esistenza, di sapienza, di potenza. Credo che questo sia anche il desiderio più antico e sincero manifestato dall’uomo e lo dimostra il fatto che, quando ha immaginato gli dèi, li ha immaginati eterni e beati. Ciò che lui stesso voleva essere.

giovedì 3 febbraio 2011

Roberto Guerra opere futuriste complete 1983-2000




opere futuriste complete 1983-2000
(Mantova, 2000; ristampa limited editions 2011)

Un estratto: CONTRO FERRARA METAFISICA (*1983)

CITTÀ DI SILENZIO


RETTILE METAFISICO


DAL PLATONICO BATTESIMO MECCANICO


MANICHINI D'AMORE PENTITI


AL 1° PECCATO DELL'EVOLUZIONE


VOSTRO NEOPALLIO DI DINOSAURO


TEATRO IMMORTALE DELLA NEBBIA


LAPSUS VERSAILLES DI PAZZI PAZZATISTA


MESSE POSTMODERNE DELLA POLIVALENTE


ATOMI INDIVISIBILI DEL NUCLEO


SCORIE RADIOATTIVE DELL'ANIMA DI DE CHIRICO


MADONNA COMUNISTA DAL BIBERON STALINISTA


ARATRO FASCISTA RIMOSSO NELLA CATTEDRALE


NUMERO IRRAZIONALE DEL VILLAGGIO ELETTRONICO


SPUTA DRAGO DELLA MONTEDISON


L'OSSIGENO DEL XXI SECOLO


A VOI SCHELETRI DI ARIOSTO


IL SASSO LUNARE DEL VOSTRO CERVELLO


RESTITUITOVI DAL MARE DELLA TRANQUILLITÀ

venerdì 21 gennaio 2011

Futurismo doc contro Generazione Futuro: basta con l'equazione antimatematica.... futurismo=futuro e libertà!

Cstampa ufficiale: Movimento Futurista contemporaneo (Roby Guerra futurista)



I falsi finiani futuristi insistono nell'equivoco linguistico. Nonostante quel che abbiamo già puntualizzato in agosto-2010! vedi Futuristi contro Fini in Controcultura/Supereva. Nonostante Francesca Barbi, nipote ultima di Marinetti, storica dell'arte l'abbia ribadito a Il Giornale. Nonostante da più parti (compresi i radicali) sia stata denunciata la mistificazione, quasi orwelliana, neolinguistica. Neppure- in generale- e valga questo- la critica linguistica concerne le posizioni strettamente politiche di futuro e libertà e dei finiani, generazione futuro inclusa (in quanto altri aspetti politici, extra-artistici- non sono necessariamente condivisi dai diversi futurismi doc oggi attivi, vale a dire Neofuturismo- chi scrive e altri e-o FTM Azione Futurista- Graziano Cecchini e altri (I due gruppi sono gemellati), Net.futurismo, Antonio Saccoccio ed altri, i neofuturisti transumanisti (Stefano Vaj, Riccardo Campa ed altri), Italia Avanguardistica (Dario Gidantka Shining e altri). Semplicemente, tutta la costellazione finiana la smetta di usare arbitrariamente la parola futuristi o futurismo. Non la usino più, fuori dalle palle rispetto al futurismo storico, e contemporaneo attuale. S'inventino legittimamente altri loghi e griffe culturali, ma stop alla mistificazione linguistica che mediaticamente già produce danni. Non bastavano i soliti storici attardati incapaci di download e aggiornamenti, spesso in malafede: continuità autentica fututrista aggiornata e in progress post1944... come dimostrato da decenni, prima dal gruppo di Futurismo Oggi di Enzo Benedetto nel secondo novecento, poi dal duemila (ma noi eravamo già attivi anche prima- anche nel gruppo storico di Roma di Benedetto) appunto da neofuturisti e netfuturisti vari. Il web e non solo (anche gli old media, editoria inclusa) è colmo di notizie concretissime. Non bastavano decenni di censure per vecchie questione ideologiche non ancora sopite, nonostante fior di storici di sinistra stessi (o prossimi a quell'area) abbiano dimostrato essi stessi la complessità dell'ideologia futurista storica non circoscrivibile all'equivoco fascista, anzi....(Penso soltanto a Claudia Salaris, Franca Zoccoli, Alberto Bertoni ed altri): Ora, quasi per mutazione abnorme naturale spuntano, questi finiani o di generazione futuro (magari avallati anche purtroppo forse da alcuni storici d'arte ben noti ed esperti sul futurismo, ma non a caso quasi sconosciuti nel web, evidentemente poco aggiornati e diciamolo pure- colpiti da passatismo senile!). Il futurismo non ha nulla a che vedere con il falso pseudofuturismo finiano. E lo prova – in chiave persino popperiana- un ridicolo, come definirlo scritto specifico, cronaca live che riproduciamo integralmente....: da Generazione Italia, 18 1 2011.

“Essere futuristi. Nel ventunesimo secolo di Francesco Onorato


Un appunto sul termine FUTURISTI, riguardo a quanto si è detto a pomeriggio, credo non sia superfluo. A mio modo di vedere siamo futuristi nel senso di essere innovativi, totalmente diversi da quello che c’è stato prima di noi. Nel modo di fare, di pensare, a cominciare dal fatto di riunire in un unico movimento istanze liberali (per la maggior parte), ma anche sociali, riformiste, radicali, provenienti dalla società civile. Inoltre, siamo futuristi, nel senso pieno della parola, in quella mancanza di paura nell’abbattere ciò che rappresenta il “vecchiume” della politica e della società, e quindi non solo la gerontocrazia effettiva (infatti Generazione Futuro è un movimento politico UNDER 30) ma anche la c.d. “gerontocrazia morale”, basata su un modo di pensare passivo, arrendevole, accomodante.


Il Futurismo di Marinetti et alii per noi dev’essere uno spunto ideale, un’ispirazione, ma ovviamente loro sono vissuti nella loro epoca, ed erano pioneri e lungimiranti per la loro epoca. Noi lo siamo per la nostra. Quindi non saremo misogini, guerrafondai, – perlomeno non nel senso più greve del termine, perché essere combattivi è un bene, guerrafondai è un male – ma lo saremo, ad esempio, nello sfruttare il web all’ennesima potenza (ma MAI nel farci sfruttare dal web!!), nel rompere lo status quo, abbattere gli eccessi di burocrazia che stanno martoriando il nostro Paese. Questo si che significa essere futuristi!! Gestire e servirci degli strumenti che ci serviranno per raggiungere il futuro, rappresentare il futuro, ESSERE IL FUTURO”.

A parte considerazioni metapolitiche che sembrano comunque scritte assemblando pezzi di Bignami, quasi scritte (pare da under 30enni) come domande di assunzione in qualche ufficio politico per magari fare carriera prima o poi, con stile neppure perbenista ma appunto meno credibile di un colibri che vola più veloce di un'aquila...le poche righe dedicate a Internet (nel 2011!) come esempio di “essere futuristi” nel 2011, manco sono commentabili. Idem... quelle proprio su alcuni temi caldi storici di Marinetti e il futurismo storico- interpretati e (sic) aggiornati manco fossero parole di cruciverba o rebus da riempire (letteralismo politichese senza la minima necessaria sensibilità ermeneutica e simbolica o semiotica... poveretti, paroloni per Generazione Futuro!).


Neppure un prenativo digitale del 1984 con il Commodore 64 avrebbe scritto banalità del genere riferite a Internet. E i nuovi futuristi doc han scritto sulla Rete ormai decine e decine di netmanifesti (alcuni anche su carta in libri regolarmente pubblicati!)


Quindi Generazione Futuro, ecco, si accontenti di tale logo -futuro-, ma mai più la parola futurismo e futuristi. La parola futuro non è brevettata, la usano anche astrologi e indovini, quelli che predicono l'avvenire interpretando il volo degli uccelli. Legittimo. Ma neppure il verosimile, ma per la verità estetica e linguistica, per l'ultima volta ribadiamo: il futurismo doc, storico e contemporaneo è totalmente estraneo al parafuturismo di futuro e libertà e pulcini vari. Tra noi e costoro appunto è come paragonare marziani futurologi del XXI secolo e divinatori del novecento; noi non usiamo Internet. Il web è il Messaggio. Noi siamo La Rete in certo senso, futurismo non stop alla velocità del Terra(pianeta)byte! Pulcini e galli spiumati di futuro e libertà, nient'altro che scimpanzè politichesi che scrutano l'avvenire con palle di falso vetro. Tempo e Spazio per tutti nell'era informatica. Anche per la paleontologia politica e culturale. Il futurismo doc è altrove!!!

martedì 28 dicembre 2010

Mimmo Centonze artista del 2010 di Roberto Guerra

 

Mimmo Centonze indicato come artista dell'anno


 L'articolo dello scrittore Roberto Guerra


"Mimmo Centonze è l'artista dell'anno"

"Da Salemi a Milano con Vittorio Sgarbi, dal Premio Arciere al Festival dei Due Mondi di Spoleto, dal Festival del Cinema di Venezia al Premio Speciale Fondazione Roma fino al Museo Lissone,oltre all'attività di critico e curatore di mostre"


"Mimmo Centonze è una delle nuove personalità prototipo dei nuovi orizzonti dell'arte contemporanea italiana...Il nuovo astro dei colori in libertà italiani"


 "Un nuovo giovane talento geniale che i media stessi dovrebbero evidenziare con ben maggiore convinzione"

"Accanto al modulo 'standard' della pura ricerca o della pura provocazione...finalmente in Italia si delinea un altro software, dove i bordi della bellezza e della provocazione, della forma e della sperimentazione, dell'avanguardia e dell'estetica sfumano e si compenetrano positivamente. Dopo Sgarbi...ecco Centonze, artista capace di mixare tale sintesi"


(citazioni dall'articolo di Roberto Guerra "Mimmo Centonze artista del 2010. Salemi laboratorio della nuova arte italiana")


Leggi l'intero articolo


Mimmo Centonze artista del 2010-Salemi laboratorio della nuova arte italiana


su:


http://guide.supereva.it/controcultura/interventi/2010/11...

MimmoCentonze.com


Ufficio stampa


Via della Croce 51/b


Matera - Italy

http://www.mimmocentonze.com/

domenica 12 dicembre 2010

Gumwriters intervista Roby Guerra


 *di Gaia Conventi
Da qualche giorno ci fregiamo (lo facciamo da soli, mai nessuno che ci faccia un complimento!) della nomea di “blog letterario serio”, e si badi: serio ma non serioso. A farci fare il salto di qualità – l’avete notato il salto di qualità o siamo stati poco atletici? – ci ha pensato Zairo Ferrante e la sua intervista sul dinanimismo. Noi l’abbiamo addirittura capito, il dinanimismo! Che ci crediate o no, Zairo ha saputo farsi largo nelle nostre teste di zolla, del resto noi siamo scribacchini di gomma, non era detto che l’operazione riuscisse.


Ecco quindi che ci abbiamo preso la mano, perché ci piace pensare che – tra le tante boiate che vi raccontiamo – ci sia pure qualcosa da salvare. Qualcosa da tramandare ai posteri, da linkare in giro: gioverebbe al nostro ego, ma magari farebbe bene anche alle teste di zolla che non frequentano Gumwriters! Oggi a darci la spinta verso nuove rotte – mai solcate prima – ci pensa l’amico Roberto Guerra.


Io lo chiamo amico, ma magari Roberto potrebbe anche esclamare che nulla ha a che fare con me, posso dargli torto? E chi si farebbe mai vedere in giro con una piantagrane come me?

Andiamo allora a conoscere Roberto Guerra – non vi dirò che lo mettiamo a nudo, la temperatura lo sconsiglia – con le nostre domande da “uomo della strada” o, se preferite da “capre del web”.


Che ci fa un futurista su Gumwriters? E – tanto nessuno ci sente – ci si trova bene, il futurista, nel nostro guazzabuglio ironico di verità insolenti?


R. Ci sentono eccome… in giro ci sono strani hackers, istituzionali persino, che monitorizzano i tag Ferrara… Gumwriters, basta il titolo, noi futurist (all’inglese) come noto preferiamo la gomma la plastica e il silicio a passeri solitari e cinguettii vari. Chip Chip cantiamo-digitiamo oggi. Gumwriters è raro esempio neodada da Ferrara e dintorni di cibercultura provocatoria on line libera e divertente, binomio secondo noi futurist quasi metodo scientifico per captare spiriti liberi e spiritosi o meno. “L’uomo che non ride non è saggio”, diceva Zarathustra…


Futuristi si nasce o si diventa? Cosa esclama un futurista guardandosi allo specchio?


R. Secondo me siamo mutanti, x-man non ancora riconosciuti (meglio così!). Da bambino adoravo già la televisione, non mi perdevo mai le dirette sulle missioni Apollo. Come Narciso, tempo fa sognavo di vivere in un mondo migliore per tutti; oggi, sulla mia guancia, non più il rossetto delle pupe, ma una paresina-parisina per un colpo d’aria (io che amo la nicotina!), non a caso a destra (effetto Ferrara la Rossa), io che ho persino futurizzato Marx in un volume con gente come Vattimo, Max More e Campa!
 
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mercoledì 3 novembre 2010

La poetica trans-futurista in Italia

Il movimento transumanista, noto già da fine novecento a livello internazionale, umanesimo scientifico radicale e persino postumano- ha recentemente ufficializzato certa continuità cosiddetta neofuturista. Sia come archetipo tutt’oggi vivente e propulsivo a livello strettamente futuribile e in ultima analisi culturale, sia come nuova poetica contemporanea: la poetica, ieri dell’era moderna e industriale, oggi dei nuovi tempi netmoderni o tecno scientifici.


Sia Riccardo Campa che Giuseppe Vatinno, in Italia, autori delle finora 2 uniche recenti monografie italiane sul trans-umanesimo (Mutare o Perire e Il Transumanesimo...), sia Remi Sussan (in Divenire 4- AA.VV.), nel sottolineare certa necessaria polifonia e interdisciplinarietà della nuova filosofia transumanista del XXI secolo, scientifica e sociale, evidenziano il ruolo non solo fondamentale ma concreto e operativo di certa dimensione simbolica o artistica, certa cosiddetta stessa arte transumanista, complementare al discorso più prettamente scientifico. L’americana Natasha Vita More, tra arte concettuale e performance elettroniche è l’artista più accreditata dal movimento.


Il futurismo italiano storico, dal canto suo, è considerato tra le matrici prossime della nuova arte del movimento, assieme ad altri movimenti o tendenze dell’arte moderna e contemporanea, dal dadaismo al concettualismo alla pop art; ovviamente – anche- dopo… il futurismo, certa letteratura fantascientifica, certa musica elettronica, certa arte elettronica, digitale, video, fino alle nascenti nuove poetiche di Internet.


Nello stesso tempo, proprio il movimento futurista, le ultime generazioni, è concretamente riapparso all’orizzonte non soltanto in Italia: con pubblicazioni critiche aggiornate o opere letterarie o elettroniche (tra narrativa, poesia, saggistica, musica e video,performance o live set) che dimostrano certa continuità, secondo certa critica smarrita nel secondo novecento.


Mentre la storia dell’arte ufficiale ha persino museificato il centenario futurista, pur celebrandolo e sdoganandolo definitivamente da certo oblio, i nuovi futuristi, alcuni attivi già da decenni, giovani o meno giovani, proprio nel recente congresso internazionale di Milano- TransVision 2010-con molti dei transumanisti di fama indiscussa (tra Aubrey de Grey, Martine Rothblatt, David Orban e molti altri) sono stati nei fatti ufficializzati.


A ben vedere una clamorosa rivincita dell’arte futurista, rilanciata non tanto da addetti ai lavori attardati, bensì da un movimento-secondo taluni persino iconoclastico- culturale scientifico. Non un caso tuttavia, alla luce di quanto chiaramente comunicato da chi scrive- tra i nuovi futuristi- al congresso.

Noi futuristi, la nostra specifica ala letteraria e elettronica, attiva fin dagli anni ottanta (con sinergie- nonostante certo isolamento di cui prima del futurismo negli scorsi decenni- già da tempo sia nazionali- che anche esteri- Futurismo-Oggi-Roma e La Revolte des Chutes-Parigi, oltre a Poeticamente-Ferrara, scenari futuristi o futuribili), sia l’ala più celebre del ben noto Graziano Cecchini Rosso Trevi- neosituazionista e postpop, sia l’ala più giovane net.futurista di Antonio Saccoccio e appunto nativo digitale- tra net art e letteratura critica, recuperiamo la dimensione originaria e centrale, strutturale del futurismo storico: la sua matrice poetico artistica sociale, ma- contrariamente a quasi un secolo di analisi critiche- seppure spesso intuita e sottolineata- sociale e scientifica, più che politica o semplicemente estetica.


Il futurismo ieri come estetica o poetica scientifica ante litteram, soprattutto, oggi consapevole e auto diretta…al passo dell’evoluzione socio-cibernetica e scientifica, persino scienza sociale e-o umana del nuovo immaginario o dell’immaginazione tecno scientifica stessa. Questo abbiamo espressamente sottolineato a Tranvision 2010 al convegno transumanista ed è pur con accezioni peculiari interfacciate ma anche creativamente diverse frequenza d’onda comune anche ai netfuturisti e a Rossotrevi.


Abbiamo anche per la prima volta forse spiegato in modi inediti e radicali, proprio alla luce dell’attuale dinamica e simultanea sinergia transumanista e dei nuovi scenari e orizzonti culturali e conoscitivi anche in Italia (la diffusione per forza di cose e di sviluppi tecnologici delle nuove ciberculture del nostro tempo e della cultura scientifica glòbale in senso ormai generale e irreversibile- dopo decenni di storicismi o idealismi oggi paleo umanistici) le motivazioni profonde dell’oblio, certo choc del futuro- di Toffler memoria, ma non solo.


E’ la famosa rimozione per oltre mezzo secolo nella cultura italiana del futurismo, nonostante appunto tutto il secondo novecento sia colmo di indizi di continuità in progress, dall’esperienza stessa di Futurismo Oggi (rivista di Roma a cura di Enzo Benedetto- container principale dei futuristi superstiti e di quelli nuovi post1944, tra i quali Antonio Fiore, J. M, Vivenza- e anche chi scrive) fino appunto al nostro neofuturism attivo dagli anni 80, allo stesso Campa anche pretransumanista, a Rossotrevi, al musicista e saggista Valerio Zecchini, ai Netfuturisti di Saccoccio, al transumanismo stesso futurista e-sovraumanista di Vaj e Prisco (oltre a Campa), con i picchi della…fontana rossa di Trevi di Graziano Cecchini, del centenario futurista del 2009 a Ferrara (rilanciato anche da RaiDue- in Il Futuro del Futurismo), il centenario stesso di Torino (Netfuturismo), il volume Divenire 3 Futurismo, infine, cronaca live, con la partecipazione di noi futuristi a Transvision 2010 (tranne i pur attivi Zecchini e Fiore). Rimozione generalmente attribuita a ben note questioni ideologiche e politiche, ma invece ben più epistemiche e profonde…


Choc del Futuro: Level Future Choc oggi nel panorama transumanista, quasi come un supertest sonda periodicamente applicato, o Complesso di Frankenstein (Asimov), o- in Italia Passatismo (Marinetti) o Complesso di Croce… (Vatinno), che decifrano finalmente a livello strutturale la rimozione dell’avanguardia italiana futurista, in quanto nella sua essenza archetipo vivente del linguaggio scientifico, dello spirito scientifico: quindi come un fascio di luce- nel primo novecento combattuto- il futurismo-poi ibernato per oltre 50 anni- come la scienza stessa italiana in generale come paradigma, da certa ben nota cultura italiana tecnofobica dominante, storicistica, liberale o socialista che fosse o ancora è, figurarsi il substrato, l’RNA quasi metaforico “cattolico”.


Infine, alla luce proprio di certe frontiere più futuribili (ma probabilmente molto meno remote di quanto si supponga), ovvero certa semi-immortalità, per via crionica o cibernetica o medico-scientifica, annunciate dagli stessi de Grey o Rothblatt , l'italiano Bruno Lenzi e altri, segnaliamo- in chiave futurista- una curiosa e vertiginosa sincronia junghiana o affinità elettronica.


Era destino del movimento transumanista risvegliare dopo certa ibernazione forzata, 100 anni…, proprio il Movimento Futurista! Restano memorabili in tal senso ciber-transprofetico, sia il Mafarka….di Marinetti, sia soprattutto la famosa invocazione di Majakowskij d’essere risvegliato nel futuro, rivolta agli scienziati della rivoluzione russa……

Roberto Guerra

Italian futurist and transhumanist movements


Transhumanist Science, Futurist Art, Telepresence and Cosmic Visions of the Future at TransVision 2010



November 2, 2010 by Giulio Prisco from Ray Kurzweil AI site


.The transhumanist conference and community convention TransVision 2010, which took place in Milan October 22 to October 24, 2010, was very intense, informative, and scientific, as well as an entertaining tour de force in contemporary transhumanist thinking, activism, science, technology, and innovation, and grand visionary dreams.
Over 40 talks over the three days explored the scientific, technological, cultural, artistic and social trends that could change our world beyond recognition and may result in a Singularity in only a few decades.
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Italian futurist and transhumanist movements



The sociologist Riccardo Campa, founder and President of the Italian Transhumanist Association, offered a sensible analysis of today’s transhumanist community in a wider cultural, societal and political context. In another talk, Campa traced the origins of modern transhumanism to the Italian Futurist movement of the early 20th century


The second half of the first day was dedicated to the current Italian “neo-Futurist” literary and artistic movement (but we should actually not call it “neo” because Futurism is always Neo, by definition). The Italian Futurist artists who made waves last year with celebrations of the first centenary of the publication of Filippo Tommaso Marinetti’s “Futurist Manifesto” — Graziano Cecchini, Roberto Guerra, Antonio Saccoccio and Vitaliano Teti — showned samples of their work after Campa’s introduction to Futurism. Cecchini summarizes Futurism as “Action, speed, technology, creativity, communication. ‘Futurist Action’ is the only antidote to mental sleepwalking for our society. Thanks to today’s technology, Action can be shared with and communicated to the whole world, at gigabyte speed.”

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